Verso la Pentecoste con la GIOIA della Resurrezione (30 aprile)

Il problema di una Pasqua asintomatica

 

La cosa peggiore che possa accadere a un cristiano è quella di soffocare l’effetto della Pasqua nel chiuso della propria interiorità. I cinquanta giorni che hanno segnato il tempo pasquale sono un grande esercizio di evasione dal chiuso del cenacolo. In fondo sono gli stessi discepoli che vivono la fatica di passare dall’esperienza del Risorto alle conseguenze di una vita risorta. In loro sembra che l’evento cristiano si limiti ad essere solo un’esperienza individuale o al massimo di un gruppo chiuso. Ma una Pasqua asintomatica è un fallimento. Lo aveva già detto Gesù: «Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa» (Mt 5,15-15). 

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