Prepararsi alla Liturgia – Natale del Signore

Natale del Signore: tre nascite

 Piero Stefani  (fonte..: www.IlRegno.it)

Notte: Is 9,1-6; Sal 96 (95), Tt 2,11-14; Lc 2,1-14

«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2,14). Il canto innalzato dalla moltitudine dell’esercito celeste alla nascita del figlio di Davide (cf. Mt 1,1; Rm 1,3) lega tra loro, proprio come fa il Padre nostrocielo e terra. Anche qui, come nella preghiera insegnataci da Gesù, si afferma «sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra» (Mt 6,20). La volontà del Padre è che nei cieli si celebri la gloria divina e che sulla terra regni tra gli uomini la pienezza dello shalom. Le parole degli angeli si presentano come una celebrazione; tuttavia il loro statuto più autentico è di intenderle, sulla scorta di quanto avviene nella preghiera di Gesù, come domande. Si loda la gloria perché possa giungere la pace sugli uomini amati da Dio.

È proprio del Dio d’Israele e di Gesù ripetere: «Risiedo in un luogo elevato e santo, ma sono anche con il contrito e l’umile, per rianimare lo spirito degli umili e risollevare i cuori contriti» (Is 57,15). Non solo cielo, non solo terra; il Natale celebra il massimo incontro di quanto non può più restare separato. «Pace in terra agli uomini che egli ama (eudokeo)». Su quali uomini Dio ripone la propria compiacenza? Si tratta innanzitutto degli umili e dei poveri, vale a dire coloro che attendono la divina misericordia: «Poiché il Signore ama il suo popolo, incorona i poveri di vittoria» (Sal 149,4); «Il Signore è gradito a chi lo teme, a chi spera nel suo amore (chesed)» (Sal 147,11; cf. Sal 44,4). Essi formano il popolo povero e umile (cf. Sof 3,12) a cui il Signore, per bocca di Gesù, ha promesso l’eredità della terra (Mt 5,5; Sal 37,11).

Il povero su cui più di ogni altro si è riversata la compiacenza del Padre è il suo stesso Figlio inviato nel mondo. Per tre volte la voce scende dal cielo sul Figlio per dichiarare la propria compiacenza (espressa sempre attraverso il verbo eudokeo).

Queste tre voci rappresentano tre nascite: Gesù nasce a Betlemme, nasce nel Giordano, nasce sul monte della trasfigurazione. Dopo quella espressa dagli angeli a Betlemme, vi è la voce scesa dal cielo su Gesù all’atto del suo battesimo. L’umile immersione di Gesù nelle acque fece aprire i cieli; mentre scendeva lo Spirito una voce proclamò: «Tu sei il mio Figlio l’amato, in te mi sono compiaciuto» (Lc 3,22; Mt 3,17; Mc 1,11).

Come avvenne per Maria quando le fu annunciata la nascita di Gesù (cf. Lc 1,35), anche nel battesimo vi è una discesa dello Spirito e della potenza dell’Altissimo. Anche lì si annuncia la nascita del Figlio. Accanto a queste due, vi è pure una terza nascita avvenuta sul monte della trasfigurazione, quando Gesù discorreva con Mosè ed Elia del proprio esodo che stava per compiersi a Gerusalemme (Lc 9,31), vale a dire parlava della pasqua attraverso la quale doveva passare. Anche allora la voce dal cielo discese dicendo: «Questi è il mio Figlio l’amato in cui ho posto il mio compiacimento, ascoltatelo» (Mt 17,5; cf. Mc 9,7; Lc 9,35).

Oggi più che mai vivere il Natale, festa da tempo sommersa da ben altri significati, comporta celebrare e vivere tutte e tre queste nascite. Il Natale ci radica di nuovo nella pasqua del nostro battesimo e attualizza la nascita alla vita nuova donataci in Gesù dallo Spirito: «Gesù Cristo è stato portato nel seno di Maria, secondo l’economia di Dio, del seme di Davide e dello Spirito Santo. Egli è nato ed è stato battezzato perché l’acqua fosse purificata con la passione» (Ignazio d’Antiochia).

lineaDiv1

Lascia un commento