Prepararsi alla Liturgia – II domenica di Pasqua della Misericordia – 19 aprile

AMARE COME CRISTO, VIVERE LA SUA VITA

Fabio Rosini (fonte: www.famigliacristiana.it)

 (Autorizzati alla pubblicazione dalla Direzione di Famiglia Cristiana)

[Gesù] disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani […] e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Giovanni 20,19-31

Le ultime parole di Gesù prima della spiegazione del senso di tutto il Vangelo di Giovanni sono: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Queste parole sembrerebbero un rimprovero finale a Tommaso e l’auspicio di un atteggiamento migliore che altri avranno.

Una chiusura frustrante, un Gesù allo yogurt che lascia i suoi un po’ insoddisfatto… come ultime parole non sono un granché, e forse hanno innescato un cristianesimo che – anch’esso – non è un granché: sentirsi sempre un po’ insufficienti davanti a un Signore con il sopracciglio alzato, che non fai mai del tutto contento.

Ancor di più, il contenuto mette una certa qual frustrazione: «Mi è toccato farmi vedere perché mi credessi, eh? Ma guarda un po’… speriamo che arrivino quelli che si fidano anche se non vedono!». E si innescano interpretazioni del genere. Per carità, ci sono molte cose interessanti che si possono dire in tal senso, ma il problema è che il testo non parla di questo.

Gesù appare appositamente per essere visto e toccato da Tommaso, come aveva fatto con gli altri una settimana prima: «Venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore». Non gioiscono prima, ma dopo aver visto le mani e il fianco. Anche a loro qualcuno, Maria di Màgdala, aveva detto la stessa identica frase: «Ho visto il Signore!». Che loro stessi avevano poi detto a Tommaso: «Abbiamo visto il Signore!», e loro, come Tommaso, non gli avevano creduto. La stessa Maria di Màgdala non aveva creduto prima di aver visto il Signore.

Qui non si scappa: nessuno ha creduto prima di vedere. Nessuno può credere senza fare un’esperienza, senza incontrare Cristo Risorto. Impossibile. Altrimenti bisogna costruire una fede che è uno sforzo mentale, una martellata sul cervello per costringersi a credere. E possiamo capire quelli che rifiutano questa prospettiva.

UN’APERTURA GIOIOSA.

E se la frase finale non fosse un rimprovero ma una profezia? E se fosse un’apertura gioiosa? Non c’è qui spazio per spiegare come il greco del testo suggerisce che Gesù sta annunziando qualcosa di più grande. In questo momento credono per aver visto, ma c’è una cosa meravigliosa: Gesù aveva parlato al Padre di quelli che «crederanno in me mediante la loro parola» (Gv 17,20) e altrove diceva: «Chi accoglie voi accoglie me» (Mt 10,40). E quindi?

Il testo di questa stessa domenica termina annunziando che è possibile avere «la vita nel suo nome». Avere la vita in nome di Cristo, la Sua stessa vita

Tommaso, oggi mi vedi e credi ma ci sarà gente felice che crederà non perché vedrà me, ma te! Oggi mi vedi e credi, ma c’è di più: domani mi farai vedere.

Per questo vado al Padre: perché ci sarete voi, che amerete come me al tempo del Covid-19, e vivrete la mia vita. E non avrete bisogno di vedermi, perché, come io e il Padre siamo una cosa sola, anche io e voi saremo una cosa sola.

E non crederete perché vedrete, ma perché sarete. 

16 aprile 2020 

(Autorizzati alla pubblicazione dalla Direzione di Famiglia Cristiana)

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