COLUI CHE CI TIRA FUORI DAI GORGHI DELL’EGO
Fabio Rosini (fonte: www.famigliacristiana.it)
(Autorizzati alla pubblicazione dalla Direzione di Famiglia Cristiana)
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».
Luca 3,1-6
«Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!». Il Vangelo di questa seconda domenica di Avvento descrive la strada di questa salvezza. Luca narra di come la Parola di Dio non tiene conto né dell’imperatore e dei suoi dipendenti né dei sommi sacerdoti, ma si posa su di un outsider, Giovanni figlio di Zaccaria. Costui riceve la Parola nel luogo più astruso: il deserto.
La strada della salvezza passa per un irregolare che offre uno strano prodotto: «Un battesimo di conversione per il perdono dei peccati». Il luogo è il Giordano, fiume che taglia il deserto nello stesso luogo in cui tanti secoli prima un popolo di fuggiaschi attraversò l’acqua per arrivare alla terra promessa. Ora si passa di nuovo per l’acqua, ma verso una terra diversa: non più un territorio ma la remissione dei peccati. È qualcosa di nuovo che non viene dagli uomini ma scende dal cielo. Tiberio, Pilato, Erode, Filippo, Lisània, Anna e Càifa non danno questo.
Ogni uomo può inventarsi quel che vuole, ma la sua storia gli resta addosso. Oggi aspettiamo il cambiamento dalla scienza o dall’economia. C’è chi se lo aspetta da una cura o perfino da una dieta. No, il salto autentico richiede quel potere che solo Dio può esercitare: cambiare la natura delle cose, trasformare il tragico ricordo di un errore, e tutti gli strascichi che si porta, in vita nuova. Le scienze psicodinamiche sanno aiutare a gestire, evolvere, equilibrare e tanto altro… ma non a perdonare. Per perdonare ci vuole una relazione con qualcuno capace di toccare il nostro essere in modo da trasfigurare tutto e rigenerarci. Ci vuole un contatto con un amore senza limiti.
UNA STRADA ACCIDENTATA. Ma c’è bisogno che la strada di questo contatto sia raddrizzata, che questo canale sia aperto. Come mai? Perché il nostro cuore tortuoso e impervio si è reso inaccessibile. Che vuol dire? Che fra noi e il perdono di Dio c’è di mezzo una strada accidentata, per esempio, da burroni da riempire, che sono baratri, disperazioni, abbattimenti, sconforti, delusioni e tutto il nero che c’è nel nostro cuore. Ma ci sono anche monti e colli da abbassare: autoillusioni, presunzioni, superbie, arroganze, immodestie, pretese e tutto quel che ci fa volare al di sopra di una reale percezione di noi stessi. Per queste vie la Parola di Dio non ci può raggiungere.
La salvezza viene quando lo Spirito, scendendo, ci fa disobbedire alla autoesaltazione oppure ci distoglie dalla disperazione. In entrambi i casi si tratta di atteggiamenti autoreferenziali, sopravvalutarsi o disprezzarsi. Comunque capirsi male. Ci vuole l’aiuto di un Altro per dribblare queste trappole, c’è poco da fare.
È proprio questo l’Avvento: Uno che irrompe e noi smettiamo di raccontarcela da soli. Venga Colui che ci tira fuori dai gorghi del nostro ego, e dialoghi con noi; entri Colui che ci sa strappare alle nostre depressioni e alle nostre illusioni. Ci scomodi, ci molesti, ci deragli dai nostri pensieri, come si interrompe qualcuno che è imbambolato. Ci parli di Lui e ci accarezzi. Ci perdoni. E ci faccia rinascere.
06 dicembre 2018
(Autorizzati alla pubblicazione dalla Direzione di Famiglia Cristiana)