Lettera d’amore
L’amore cristiano è sempre «concreto», con tanto di «opere di misericordia», perché ha come unico criterio l’incarnazione di Cristo; per questa ragione non si deve cadere nel seducente «processo» di «intellettualizzare e ideologizzare» che «scarnifica l’amore», arrivando così al «triste spettacolo di un Dio senza Cristo, di un Cristo senza Chiesa e una Chiesa senza popolo».È proprio dal rischio di credere a «un amore da romanzo o telenovela, mondano, filosofico, astratto e soft» che il Papa ha messo in guardia nella messa celebrata venerdì mattina, 11 novembre, nella cappella della Casa Santa Marta.
Per la sua riflessione, Francesco ha preso le mosse dal passo della seconda lettera di san Giovanni (1,3-9) proposto dalla liturgia: «Sembra — ha fatto notare — una lettera di un innamorato: è il dialogo di amore fra il pastore e la sua sposa, la Chiesa». Un dialogo «tanto delicato, tanto rispettoso», a tal punto che l’apostolo chiama la Chiesa «signora eletta da Dio».
Con questo «titolo pieno d’amore». dunque, «il pastore si rivolge alla Chiesa». E sempre «con tanta delicatezza ricorda che “camminare nell’amore” è il comandamento che abbiamo ricevuto dal Signore».
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