Prepararsi all’Avvento – III Domenica

Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci

I primi passi

Quali sono i primi passi del Regno che viene? Dove possiamo riconoscere l’inizio? La domanda del Battista esprime bene la difficoltà del riconoscimento iniziale: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?» (Mt 11,2-3). L’agire di Gesù non sembra corrispondere alle attese che Giovanni aveva suscitate nel popolo: l’atteso sarebbe venuto “con la scure” per tagliare gli alberi infruttuosi, con la “pala” per ripulire dalle scorie, con il “fuoco” per bruciarle (Mt 3,10-12).
Ma il segno forte del Regno di Dio è davvero in qualcuno che fa piazza pulita? I primi passi devono essere necessariamente una grande purificazione, intesa come distruzione?
 

L’accoglienza degli scarti

La risposta di Gesù rovescia le attese, quelle di Giovanni come le nostre. Gesù non ha “fatto pulizia”, ma si è preso cura dei poveri. O meglio: il suo modo di riordinare le cose non è la punizione dei malvagi, ma la promozione di coloro che altrimenti sarebbero gli scarti della società. Non avviene un sanguinoso colpo di stato, ma la guarigione da ogni condizione inabilitante per gli esclusi della società del tempo. Invece di fare tabula rasa dei potenti, Gesù semplicemente li ignora: c’è qualcuno più importante di loro; per questi ultimi è venuto il Regno. La prima lettura, dal libro di Isaia, entra in corrispondenza con l’agire di Gesù: il tema della “vendetta” resta appena accennato (Is 35,4), in primo piano sta l’attenzione alle “mani fiacche” e “ginocchia vacillanti” (Is 35,3) e ai “ciechi” e “sordi”, insieme con lo “zoppo” e il “muto” (Is 35,5-6). La novità del vangelo non consiste nell’enunciare temi nuovi, ma in una nuova scala di valori, che non viene solo proclamata, ma anche attuata nei fatti: nella realtà del suo agire Gesù privilegia gli scarti rispetto ai ricchi e ai potenti. E quando si accosta ai “ricchi”, lo fa in ragione della loro fragilità.
 

Di fronte alle crisi attuali

La proposta di Gesù è di estrema attualità, e costituisce una grande provocazione anche per il nostro tempo. Quando pensiamo ai problemi del mondo, alle grandi crisi internazionali, l’approccio istintivo, quello che cavalcano anche i mezzi di comunicazione, è quello che parte da chi ha ricchezza e potere: perciò diciamo che devono essere i potenti a cambiare idea; che ci vogliono più fondi, più risorse; si dice che lo Stato deve intervenire, dare di più in un senso o in un altro. Ci si aspetta un cambiamento da chi possiede le leve del potere: dimenticando che inevitabilmente chi le detiene mette in atto ciò che è necessario a mantenerle saldamente in mano; se non lo facesse, sarebbe subito scalzato. Perciò Gesù non va in cerca di un potere personale e rovescia radicalmente il punto di partenza.

(FonteSussidio Cei – Avvento Natale 2016)

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