Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci
L’avvicinamento del Regno
Nel brano evangelico la predicazione di Giovanni indica che il rinnovamento profondo annunciato dai profeti ha subìto la decisiva accelerazione. Dalla percezione dell’urgenza derivano gli aspetti peculiari della sua predicazione: innanzitutto l’abito trascurato e povero, segno che non è più possibile perdersi in una sterile attenzione alla propria immagine; in secondo luogo il linguaggio crudo ed espressivo: “razza di vipere”, “ira imminente”, segno che non è più possibile perdersi nei meandri di un formalismo corretto, che maschera la realtà. Infine, l’arrivo ormai imminente del Regno di Dio determina la svalutazione e l’indifferenza verso i meriti e le categorie puramente mondani, sia pure ammantati di pietà e devozione. Dure espressioni sono riservate ai farisei e agli altri membri dell’élite religiosa del popolo.
La denuncia dell’autoillusione
Necessariamente l’annuncio del Regno provoca una denuncia del peccato, dell’indifferenza, delle insufficienze umane. Il Battesimo è il segno di una presa di coscienza e dell’indirizzarsi verso una novità di vita. Sorprende però il fatto che le parole più dure ed esplicite sono riservate per i capi del popolo, più che per i peccatori. La stessa situazione si ritrova nei rapporti di Gesù con i Farisei; è verosimile che nella redazione finale del vangelo la denuncia dell’autoillusione, più che una polemica nei confronti del giudaismo, sia in realtà una presa di posizione contro chi pensava di potersi ammantare del nome di credente in Gesù senza una conversione profonda. Forse, tra i moderni farisei, ci siamo anche noi, lettori credenti e praticanti; e faremmo bene a guardarci da frettolosi processi di identificazione, troppo comodi e lusinghieri.
(Fonte: Sussidio Cei – Avvento Natale 2016)