Prepararsi alla Liturgia – XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – 8 NOVEMBRE

UNA GIOVINEZZA CHE PREPARA GRANDI COSE

Fabio Rosini (fonte: www.famigliacristiana.it)

(Autorizzati alla pubblicazione dalla Direzione di Famiglia Cristiana)

 

A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio […]”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi”.

Matteo 25,1-13

Il capitolo 25 di Matteo ci guiderà nelle ultime domeniche di questo anno liturgico, con le tre parabole sulla meta che svelano tre giudizi cui è sottoposta l’umanità.

La terza parabola sarà per coloro che incontreranno Gesù per la prima volta alla fine dei tempi, la scena del Re-Pastore che divide «tutti i popoli» fra coloro che pur non sapendolo lo hanno curato e accolto nella persona dei poveri della terra oppure non lo hanno fatto.

La seconda, quella dei servi e dei talenti del padrone, il giudizio di coloro che erano al servizio del Signore e hanno svolto o meno la loro missione. La parabola di questa domenica è la prima del capitolo, ed è per coloro che erano destinati a entrare nella festa insieme allo Sposo e lo hanno fatto oppure no. Sono coloro che dovevano incontrare lo Sposo e da lui venire introdotti nelle Nozze cui è destinata l’umanità, la salvezza per cui siamo nati, e che hanno sfruttato o sciupato l’occasione.

In tutti e tre i casi siamo di fronte a un discrimine, un bivio dove la vita ha sempre solo due esiti contrapposti: o dentro o fuori.

Questa è la dimensione tragica della nostra esistenza, che può risolversi nella luce o nella tenebra. Al di là di accettare o meno questo messaggio così serio, c’è la realtà: la vita può essere sprecata, noi pos- siamo sciupare le nostre occasioni di bellezza. Questo può apparire brutto quanto si vuole ma è oggettivo.

Vale la pena di farsi insegnare a non fallire, a non mancare il bersaglio. Nella nostra parabola l’incontro con lo Sposo non è fortuito ma è il culmine di un’attesa. C’è un’aspettativa di luce nella vita, capiamo sin dall’infanzia che non possiamo essere nati per caso ma andiamo verso qualcosa di importante, c’è qualcuno da incontrare. Ogni uomo che viene al mondo è programmato per ciò che è vero, nobile, giusto, amabile, e che vale la pena di aspettare. E non deve perderlo…

IN ATTESA DELLA BELLEZZA.

Ecco dieci giovani ragazze che attendono la bellezza in due modi diversi. Alcune lo fanno a crudo, istintivamente, senza preparazione: escono con la loro lampada e aspettano, senza pensarci su. Ma le cose importanti non si fanno così: questa è superficialità. Le altre investono sulla bellezza cui vanno incontro, si procurano olio di riserva in «piccoli vasi» per preservarlo; c’è in ballo qualcosa per cui vale la pena di spendere, prepararsi, organizzarsi. Sono sagge, sono ragazze pensanti. Le altre no, sono stolte, acefale.

Siamo tutti in bilico fra questi due tipi di giovinezza: quella che prepara grandi cose e punta in alto e quella imbastita sull’immediato, sull’istinto/istante. Ma ha ragione chi percepisce lo spessore della vita, chi sente la grandezza delle cose e pensa che vale la pena di preparare in piccoli vasi le riserve.

Ci sono tante occasioni per crescere, per prepararsi, sempre, a qualunque età. Bisogna riempire i piccoli vasi qua e là, nelle opportunità che possiamo avere per ricevere olio, profumo, sorgente di luce per la nostra lampada. Vale la pena di prepararsi. La speranza, dice Paolo, non delude.

 

05 novembre 2020

(Autorizzati alla pubblicazione dalla Direzione di Famiglia Cristiana)

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