Se il martire non fa notizia
[…] Proprio «la memoria delle cose che il Signore ha fatto fra di noi — ha spiegato Francesco — ci dà il fiato per andare avanti e anche la consistenza». Così «in questa fine della lettera agli Ebrei, nel capitolo 11, che è quello che la liturgia ci propone in questi giorni, c’è la memoria della docilità di tanta gente, incominciando dal nostro padre Abramo che uscì dalla sua terra senza sapere dove andava, docile: memoria di docilità».
«Poi, oggi, ci sono due memorie» ha fatto notare ancora il Pontefice citando espressamente il passo della lettera proposto dalla liturgia (11, 32-40). Anzitutto «la memoria delle grandi gesta del Signore, fatte da uomini e donne, e dice l’autore della lettera: “Mi mancherebbe il tempo se volessi narrare di…”». Tanto che «comincia a nominare Gedeone, Barak, Sansone, Iefte, Davide: tanta gente che ha fatto grandi gesta nella storia di Israele». Questa «è la memoria, possiamo dire, dei nostri eroi del popolo di Dio». E «il terzo gruppo» — il primo «era quello di coloro che sono stati docili alla chiamata del Signore», il secondo «di coloro che hanno fatto grandi cose» — richiama «la memoria di quelli che hanno sofferto e hanno dato la vita come Gesù».[…]
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