Il silenzio del Sabato Santo

calvarSabato santo: Dio tace?

Gaia De Vecchi –  (fonte..: www.IlRegno.it)

 

Il silenzio è vuoto che rende possibile la pienezza.

Ogni pienezza anela al vuoto per non rimanere satura da se stessa.

Il silenzio dei desideri, dei sensi, della mente.

Il silenzio che ci restituisce lo stato originario dell’essere,

del semplice essere nell’Essere.

(Javier Melloni, sj)

 

Siamo entrati nel Triduo Pasquale. Giorni paradigmatici. Giorni densi. Giorni solenni. Giorni in cui il tema del silenzio si staglia nitidamente. E si rivela nelle sue molteplici forme, perché il silenzio, come il suono, è variegato, comunicativo, sfumato… Può essere sintomo di profonda empatia, così come segnale di grave divisione.
 
Il tema del “silenzio” di Dio (ma anche dell’uomo) è tema che accompagna da sempre la riflessione credente – basti pensare a uno dei tanti urli di Giobbe:«Io grido a te ma tu non mi rispondi, insisto ma tu non mi dai retta» (30,20) –, la storia della Chiesa (dai Padri a ai giorni nostri abbiamo numerose riflessioni che sviscerano l’argomento) e la storia del pensiero umano, generalmente parlando. Parallelamente è presente anche nella riflessione non credente, diventando spesso baluardo delle posizioni atee o agnostiche.
 
Ci interroghiamo molto più spesso e più profondamente sul silenzio di Dio nel momento del dolore. Eppure Dio talora tace anche nel momento della gioia.
 
Perché il silenzio (di Dio) non è il contrario della parola, ma ne è parte integrante, l’altra faccia della medaglia. Il silenzio è connesso profondamente alla comunicazione, non sua conflittualità. Senza silenzio il rischio è che, per parafrasare Stanisław Jerzy Lec, le parole diventino “necrologi del pensiero”.
 
Pertanto non soltanto non dovremmo considerare il silenzio di Dio come un’anti-rivelazione, una negazione del Logos (quanto, semmai, occasione preziosa per purificare la nostra immagine di Dio), ma porre più attenzione ai silenzi di Dio anche nei momenti di pienezza, di gioia…
 
L’alternanza parola-silenzio in Dio e nell’uomo
 
E ritengo che sia un compito assai urgente per la riflessione morale focalizzare, in continuazione, l’alternanza parola-silenzio nell’uomo, luogo imprescindibile per il discernimento.
 
Ma è ancor più urgente, per una riflessione morale che voglia connotarsi come “teologica”, porre una incessante attenzione anche sull’alternanza parola-silenzio in Dio, in tutte le sue sfaccettature. Perché nel sabato Santo, il silenzio-parola di Dio, è un orizzonte di comprensione. Non è in gioco solo una qualche indicazione di azione, più o meno normativa, pratica, urgente, “strategica”, ma radicalmente lo stile comunicativo e rivelativo personale che sostiene la ricerca del bene nel nostro quotidiano.

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