La seconda vetrata è ancora un episodio biblico, molto conosciuto, ma anche difficile da capire.
Un uomo buono – Abramo – solo in tarda età avrà la gioia di avere un figlio – Isacco – ma Dio stesso chiede che il “dono” ricevuto venga a lui sacrificato.
Come può il Creatore dare e poi rivolere?
È la domanda che da allora vive nel cuore di ogni creatura che sente che Dio è il custode della nostra vita. Abramo è un uomo di fede: da Dio ha ricevuto tanto e a Dio vuole riconsegnare il frutto del suo dono.
La Sacra Scrittura ci presenta un padre disponibile al sacrificio del proprio figlio; come non vedere una similitudine con il Cristo che viene immolato sulla croce. Ancora una volta ciò che salva non è la propria capacità di analisi, ma l’essere docili all’azione dello Spirito.
Abramo avrebbe ucciso il figlio, oppure si sarebbe fermato prima? Chissà quanti sentimenti nella testa e nel cuore di Abramo… La storia però finisce nel migliore dei modi.
Dio ha provato in profondità la fede di Abramo e naturalmente l’ha promossa. E la nostra? Siamo capaci di rispondere a chiamate (anche meno totalizzanti) di quelle di sacrificare il proprio figlio Isacco?
Abramo è il padre della fede (di ebrei, cristiani e musulmani) perché si è fidato di Dio.