Dio creò l’essere umano
a sua immagine e somiglianza:
Sai cosa vuol dire?
(Fonte: www.minimepaola.it)
Nei primi tre capitoli del libro della Genesi, la prima cosa che richiama l’attenzione è la familiarità e semplicità della relazione tra l’uomo e Dio nel Paradiso, che era possibile perché, come dice la Bibbia, Dio creando l’uomo disse “facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza” (1), al fine di compiere il suo proposito eterno. Si trovava in una perfetta armonia con la natura che lo circondava e col suo Creatore.
Ma cosa significa questa immagine e somiglianza dell’uomo rispetto a Dio, suo Creatore?
Il dizionario ci dice che “immagine” è la figura o rappresentazione di una cosa, cioè una specie di copia di un prototipo originale; e che “l’essere simile” implica che qualcosa somiglia ad una persona o cosa. Pertanto la combinazione di queste due espressioni ci permette dire che l’uomo fu creato per essere come Dio, per somigliare il più possibile a Lui, per condividere la sua stessa vita divina, senza essere Dio per essenza.
In quali caratteristiche dell’uomo troviamo questa immagine e somiglianza di Dio?
Alcune sono di tipo esterno, come il fatto che l’uomo è stato destinato da Dio a comandare sulla Creazione, come rivela la Genesi: “Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra»”. (2)
Altre caratteristiche riguardano la natura dell’essere dell’uomo: la principale è che l’uomo, a differenza delle cose e degli animali, possiede un’anima con facoltà spirituali -cioè non materiali- che la caratterizzano, che sono l’intelletto e la volontà. Queste facoltà permettono all’uomo di prendere decisioni morali, cioè, che vanno d’accordo con la regola delle buone abitudini umane, permettendogli che si relazioni con le altre persone in questo modo.
Ma la capacità maggiore dell’uomo di assomigliare a Dio è radicata nella sua disposizione -unica tra le creature di Dio- di ricevere nella sua anima qualcosa che non appartiene alla sua propria natura, motivo per il quale si dice che riceve in forma soprannaturale; è una partecipazione reale ed effettiva della stessa vita di Dio, un germe di vita divina innestato nell’anima e destinato a crescere, che riceve il nome di grazia santificante.
Dio diede all’uomo, attraverso la grazia, un dono, un regalo, qualcosa di soprannaturale, che non aveva nella sua natura creata, permettendogli di avere una partecipazione della natura divina. In questo modo l’uomo viveva in piena armonia con Dio nel luogo tanto speciale dove si svolgeva quella relazione intima del Creatore con la sua creatura, il Paradiso, godendo di un stato che i teologi denominano di giustizia originale.
Oltre a ciò, la vita nel Paradiso dei primi uomini si caratterizzava anche per una felicità incomparabile, dovuta ad altri doni soprannaturali che avevano ricevuto da Dio, che li aveva destinati a non conoscere il dolore e la sofferenza, a non morire, ad avere una conoscenza infusa, data da Dio stesso, di molte verità naturali e soprannaturali, e ad avere, mediante il chiamato dono di integrità, un dominio perfetto sulle tendenze sensitive che si oppongono alle riflessioni dell’intelletto ed alle risoluzioni della volontà.
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(1): Genesi 1,26
(2): Genesi 1,28
Gianfranco Benedetto, «La piena vita cristiana»,
Parte prima: L’origine della vita cristiana
Capitolo II: Il compimento del proposito di Dio