Prepararsi alla Liturgia – V Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) – 10 Febbraio 2019

LA PORTA D’INGRESSO DELLA MISERICORDIA

 Fabio Rosini (fonte: www.famigliacristiana.it)

 (Autorizzati alla pubblicazione dalla Direzione di Famiglia Cristiana)

Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; […] Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».

Luca 5,1-11

Questa domenica vediamo Gesù mettersi a insegnare alle folle dalla barca di Simon Pietro e, terminato di parlare, chiedergli di andare a pescare; questo sembra inutile a Pietro, ma getta le reti sulla parola di Gesù e, visti i risultati straordinari, reagisce prostrandosi e dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». Vattene lontano da me, sono un uomo difettoso, sono un problema.

Non c’è niente di inesatto nel dichiararsi peccatore, il problema è la convinzione che per questo il Signore dovrebbe allontanarsi da lui. Gesù dice l’esatto contrario: d’ora in poi staremo sempre insieme.

È la seconda indicazione che Simon Pietro riceve da Gesù: la prima era di usare le reti quando lui non le avrebbe usate, visto che venivano da una notte di pesca a vuoto e le reti sembrano inutili; la seconda istruzione di Gesù è che lui diventerà un pescatore di uomini, mentre Simon Pietro questa volta vede sé stesso come inutile; si sbaglia in entrambi i casi…

Il Signore guarda il peccato in modo diverso dal nostro. La lettura spontanea che gli uomini danno del peccato è: se uno è un peccatore, per le sue debolezze e i suoi errori si è dimostrato inutile, anzi pericoloso.

Molti per i loro peccati credono che Dio non possa avere niente a che fare con loro, visto che si sono rivelati storti e inconsistenti. Nella sfida dell’educazione alla fede c’è da combattere la tristezza e lo scoraggiamento annidati profondamente nei cuori umani; al contrario, la coscienza umiliata di sé è il miglior punto di partenza e il preludio all’abbandono nelle sue mani. Dice un Salmo: «Uno spirito contrito è sacrificio a Dio; un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi».

Quale strategia ha la salvezza? La de-assolutizzazione della percezione di noi stessi. La consapevolezza del peccato è il terreno fertile per l’opera di Dio in noi, per un’apertura radicale a ricominciare da Lui. Per Simon Pietro, per Paolo di Tarso e per mille altri non c’è stata altra strada per la vita nuova che lo smascheramento dell’inconsistenza della vecchia.

CAVARSELA DA SOLI. Gesù non si deve allontanare perché Simone è un peccatore, ma può iniziare a stare con lui proprio perché sa di esserlo e non si pensa giusto. Non se lo ricorderà sempre, e nel momento della passione dovrà amaramente ricordarselo. Quanto è difficile incontrare persone che siano oltre questo passo…

Siamo oberati di sedicenti cristiani che non abbandonano le redini della propria vita nelle mani di Dio perché intimamente convinti di potersela cavare da soli. E il risultato è la mediocrità…

L’amore di Dio che i cristiani annunciano è essenzialmente misericordia, e la sua porta d’ingresso è la nostra miseria. Il perdono di Dio non è burocrazia, non è la cancellazione dei protesti nell’ufficio competente del paradiso, ma il punto di partenza della vita cristiana. Questa vita è possibile a chi lascia allo Spirito Santo il volante perché sa che non vale la pena di fare da soli. Gesù Cristo è il Signore solo di chi non si inganna su sé stesso.

07 febbraio 2019

 (Autorizzati alla pubblicazione dalla Direzione di Famiglia Cristiana)

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